“Bei tempi” quelli degli anni ’70 e ’80. Tempi nei quali c’era moltissima confusione in meno e si stava un pò piu’ spensierati ad ascoltare quella musica, a vestirci con quegli abiti che oggi sono solo un ricordo; un piacevole ricordo chiamato vintage. E’ palese che il significato etimologico della parola vintage (francesismo che indica la vendemmia e i vini d’annata) è abbinato solitamente all’abbigliamento, all’oggettistica, all’arredamento ma ritengo sia importante anche abbinare il… vintage in particolar modo alla musica. Questa mattina tra un caffè e una brioche stavo guardando un canale del digitale terrestre, uno di quei canali dove spesso le produzoni d’oltre Oceano trasmettono documentari sulle vendite all’asta di oggetti antichi. Ebbene all’asta c’era un disco in vinile del 1980 l’album Back in Black degli AC/DC venduto per 4500 dollari. Forse un pò pochini per il valore musicale ed artistico che ricopre. Questo però mi è bastato per farmi compier un salto indietro nel tempo quando ascoltavo quel vinile, come tanti altri sulla piastra di un vecchio hi-fi della Sony. Gli anni nei quali un nostalgico musicale come il sottoscritto non può dimenticare le musicassette e il walkman con le cuffiette blu. Oggi praticamente introvabili. Conservo gelosamente dentro ad una grande scatola di cartone tutte le mie musicassette che hanno un excursus temporale a partire da metà anni ’70 fino quasi alla fine degli anni ’80. Se parliamo di vinile allora dovrei scrivere un post solo per questo argomento ma necessita sintetizzare. La musica vintage, spesso erroneamente e beceramente chiamata “retro” ci ha accompagnati (per noi che abbiamo superato abbondantemente gli “anta”) per tutto l’arco della nostra infanzia e adolescenza e in età adulta ne sentiamo ancora la necessità di riascoltare quei brani che hanno scritto la storia del rock, della musica pop e della dance. Il vintage musicale è un fenomeno di nostalgia, culto e valorizzazione del passato ed è un trend che ancora oggi riaffiora in mezzo ad un dilagante consumismo tecnologico. La musica vintage è cultura dove il passato è uno strumento per ricercare la propria individualità e il proprio legame, indissolubile, con quei favolosi anni. Gli anni ’70 e ’80 sono stati anni di transizione, di preparazione al passaggio verso una nuova era. Sono stati gli anni della musica pop, del synth, dell’elettronica e dell’house music, dell’hair-rock e del rap. Oggi tutto è racchiuso in una scatola di cartone con la scritta “Cassette musicali”. Un valore inestimabile.
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Ho uno scatolone pieno di cassette 😁😁😁😁
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Vediamo magari abbiamo gli stessi gusti.. 😀
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Però, sai, tutto appare più genuino e facile, attraverso la lente dei ricordi…
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e’ un buon viatico per migliorare la qualità di vita che sopportiamo oggi…a distanza di oltre 30 anni.
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Indubbiamente, con gli occhi di adesso…
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consentimi: quella scatola di cartone ha un valore inestimabile, sono perfettamente d’accordo. E il valore che hanno avuto per noi quelle decadi ? Quanti ricordi ci legano a quell’epoca ? Io che andavo in giro orgogliosamente vestito da paninaro dopo aver sentito e risentito gli album dei Pet Shop Boys, che litigavo a scuola perchè ero dalla parte dei Duran e non dei Spandau. A volte penso: i giovincelli di oggi avranno questa “scatola di ricordi” ? Il mio timore è che nelle loro soffitte, reali e mentali, ci siano solo cellulari e selfie…
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I vincitori siamo noi allora che litigavamo per i Rockets piuttosto che per i Kraftwerk o che la bellissima e affascinante Samantha Fox era motivo di disquisizione per le sue…forme…abbondanti. 😀
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Mamma mia che ricordi…… io il vinile non l’ho vissuto… per poco, ancora giravano… ma per le cassette, I registratori… un po di nostalgia a volte… sono del 79… che anni!
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Farò delle foto per un post allora😄😄😄😄
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Che bello! Anch’io ho fatto in tempo ad usare il walkman, in seguito il lettore cd e ora il lettore mp3… ma la musica dentro non cambia 😍
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Io posso tranquillamente definirmi collezionista di dischi, dato che la mia casetta ne è invasa. Vinili a perdifiato, ma anche moltissime cassette che, tuttavia, non ho più modo di ascoltare.
Ma non riesco a definirli “vintage”, perché io li sento praticamente tutti “attuali”, anche i primi sono datati anni ’70 ed ’80. Ma vintage sa comunque di “vecchio” (anche se apprezzato e reso attuale), mentre io non riesco a considerare i miei dischi come vecchi.
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Sono stati anni così pieni di energia che forse l’abbiamo messa tutta allora, non solo per la musica, tutt’ora bellissima e ascoltatissima.
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